Dal Campidoglio al campa cavallo

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Le poco lusinghevoli benemerenze sulle quali Virginia Raggi può fondare la sua candidatura al secondo mandato non sono di quelle che lasciano prevedere un successo travolgente alle prossime elezioni comunali a Roma, anche se lei magari si vede di nuovo assisa sul cavallo della statua dell’imperatore Marco Aurelio che, piuttosto sconcertato, fa mostra di sé sulla Piazza del Campidoglio
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Quella che segue è l’apertura dell’articolo “Il grande disastro” con il quale nel mese di gennaio del 2017, con lo pseudonimo di Cosimo Minore, scrivemmo della neo sindaco di Roma Virginia Raggi su di un mensile del Varesotto, prendendo l’abbrivio dalla bocciatura, da parte dell’OREF, del bilancio previsionale 2017 – 2019: «Probabilmente questo mensile passerà per filo-grillino mentre, in realtà, guarda con interesse a chiunque si proponga l’obiettivo di abbattere questo marcescente sistema di potere con le armi della democrazia».

Crediamo, pertanto, che a nessuno possa venire in mente di attribuirci una visione preconcetta della signora sindaco di Roma se andiamo a sostenere che il suo governo della caput mundi si è rivelato un autentico disastro, soprattutto per la viabilità, per la manutenzione stradale e per la raccolta e stoccaggio dei rifiuti urbani.

E parliamo di settori essenziali per l’immagine e per l’economia di una città di circa tre milioni di abitanti famosa in tutto il mondo che, tra turisti puri e fedeli, ogni anno deve essere capace di accogliere e gestire la motilità di 15/16 milioni di persone e approntare oltre 37 milioni di posti letti. Tutto ciò in questi quattro anni, piaccia o meno ai supporter della signora Raggi, è avvenuto tra cumuli di immondizia, su strade dissestate e i falò di una settantina di autocorriere del servizio pubblico comunale misteriosamente andate a fuoco.

Eppure quando doveva essere eletta, la Raggi promise ai romani che per risolvere il problema dell’immondizia avrebbe preso a modello nientemeno che la città americana di San Francisco, la quale ricicla e riusa i propri rifiuti. Non ci risulta, però, che il modello americano della gestione dei rifiuti sia mai arrivato a Roma, tant’è che se a un romano si chiede come è andata a finire a  proposito dei nuovo modello, risponde invariabilmente: «Ma che stai a dì … campa cavallo!».

Queste sono, a nostro avviso, le “benemerenze” sulle quali Virginia Raggi può fondare la sua aspirazione al secondo mandato, anche se lei magari si vede di nuovo assisa nel Palazzo Senatorio, se non addirittura sul cavallo della statua dell’imperatore Marco Aurelio che si trova sulla Piazza del Campidoglio.

Anche se, chissà perché, quell’impunito del vignettista Donato Tesauro la vede meglio sul cavallo a dondolo.

(Copertina realizzata da Donato Tesauro)