La lotta dei soldati italiani su quelle abbacinanti distese di sabbia fu spesso disperata ma sempre indomita, come la volontà e il coraggio di contrastare il potente avversario britannico il quale – cosa che raramente aveva fatto nel corso della sua storia – rese spesso l’onore delle armi ai nostri combattenti costretti ad arrendersi dopo essersi battuti oltre ogni limite umano, anche con le pietre e con le molotov
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Domani ricorrerà il 78° anniversario dell’inizio della prima battaglia di El-Alamein e se guerre e battaglie, anche quelle vittoriose, non vanno celebrate di certo vanno ricordate, se non altro per far ritornare, almeno per un giorno all’anno, nella casa della memoria coloro che vi sacrificarono la vita pensando di farlo per il supremo bene della Patria.
Dal 1° al 27 luglio del 1942 nel deserto egiziano si combatté la prima battaglia di El-Alamein e, sebbene a tre generazioni di distanza da quell’avvenimento, il nostro pensiero va ai Carristi delle Divisioni Corazzate Ariete e Littorio, ai Guastatori, ai Bersaglieri, agli Artiglieri, agli Aviatori, ai Fanti italiani che si batterono spesso uno contro cinque.
La loro lotta su quelle abbacinanti distese di sabbia fu spesso disperata ma sempre indomita, come la volontà e il coraggio di contrastare il potente avversario britannico il quale – cosa che raramente aveva fatto nel corso della sua storia – rese spesso l’onore delle armi ai soldati italiani costretti ad arrendersi dopo aver combattuto oltre ogni limite umano.
Ma il nostro ricordo deve saper andare oltre le sconfitte e le ferite non ancora rimarginate, deve riguardare anche ai soldati tedeschi dell’Afrika Korps e gli inglesi dell’Ottava Armata che, in obbedienza agli ordini dei loro governi, si sacrificarono su quelle dune non più deserte al pari degli italiani perché, come loro erano animati non da vanità o dalla bramosia di avventura, ma da obbedienza alla Patria, perciò benedicili tutti, Signore! Benedicili con tutti i caduti d’Africa e del mondo intero che, quando scomparirono nell’ultima fiammata, smisero di essere nemici per divenire fratelli-soldati di ogni bandiera.
E se riuscissimo a far tacere, almeno per un giorno ogni anno, le nostre passioni e rivalità intestine potremmo perfino sentirli gridare da sovrumane altezze i caduti di El-Alamein: PRESENTE!
Cerchiamo, perciò, di esser degni di loro in quelle battaglie diversamente combattute che si chiamano “costruzione di un futuro”.