Il Generale dei paracadutisti Roberto Vannacci, attualmente capo dell’Istituto Geografico Militare di Firenze, ha scritto un libro nel quale ha espresso il suo dirompente punto di vista sugli omosessuali, sul femminismo, sull’ambientalismo e sui clandestini che arrivano in Italia, un punto di vista peraltro condiviso da una cospicua parte di italiani
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Abbiamo invitato il presidente del Centro Studi “Sinergie”, il generale Francesco Cosimato, a soffermarci insieme su di un accadimento che, sebbene di riflesso, coinvolge anche il nostro esercito. È accaduto, infatti, che il generale dei paracadutisti Roberto Vannacci, rivestente attualmente l’incarico di capo dell’Istituto Geografico Militare di Firenze, abbia scritto un libro titolato “Il mondo al contrario” nel quale avrebbe espresso il suo punto di vista sugli omosessuali, sul femminismo, sull’ambientalismo e sui clandestini che arrivano in Italia. Premettiamo che il condizionale è d’obbligo perché il libro in questione ancora non lo abbiamo letto (fino ad ieri non sapevamo neppure che fosse stato scritto…) e, pertanto, le domande che faremo al nostro ospite prenderanno l’abbrivio da alcuni lanci d’agenzia giunti qualche minuto prima che ci mettessimo al lavoro. Cominciamo. Generale Cosimato, sembrerebbe che il collega Roberto Vannacci, scrivendo di omosessuali e di coppie gay abbia sostenuto tra l’altro: «Normali non lo siete, fatevene una ragione! […] La normalità è l’eterosessualità. Se a voi tutto sembra normale è colpa delle trame della lobby gay internazionale». Indipendentemente dal fatto di potersi riconoscersi o meno nelle sue controverse affermazioni, ritieni sia stata opportuna l’uscita del libro di Roberto Vannacci essendo egli un Ufficiale Generale in servizio attivo.
Pare che il ragionamento dell’Ufficiale in questione sia stato più articolato, leggo, infatti, che egli avrebbe interpretato in maniera inconsueta il concetto di normalità e che, come spesso accade in simili casi, abbia parlato di frasi decontestualizzate. La tematica non sembra avere elementi di carattere militare e, poi, recentemente anche il Papa ha affermato che l’omosessualità non è un crimine, ma un peccato. Sicché, quando leggerò il libro del generale Roberto Vannacci potrò verificare se il concetto è discriminante oppure no. Io, però, approfittando della circostanza, vorrei capire se sono i gay a essere discriminati oppure coloro che vedono limitata la loro libertà d’espressione e/o di religione soltanto perché non allineati al pensiero unico Lgbtq+.
Stando sempre a quanto riportato dalle agenzie di stampa, sulla legittima difesa nel libro vi sarebbe un interrogativo del neo-scrittore con la greca sulle spalline che, in verità, si pongono moltissimi italiani, forse la maggior parte di essi: «Se un ladro entra in casa perché non dovrei essere autorizzato a sparargli, a trafiggerlo con un qualsiasi oggetto mi passi tra le mani? Se pianto la matita che ho nel taschino nella giugulare del ceffo che mi aggredisce, perché dovrei rischiare di essere condannato?». Che cosa ci dici su questo punto.
Il principio della legittima difesa è condizionato dal criterio della cosiddetta “proporzionalità della difesa all’offesa”; nella sostanza la norma vigente schiera lo Stato, la Magistratura e la propaganda del pensiero unico, cioè i media in generale, dalla parte degli aggressori. Per cui, chiunque si difende da un’aggressione è come minimo indagato per “eccesso colposo di legittima difesa” e, anche se viene prosciolto, è comunque condannato dal pensiero unico. Ripeto volutamente che siamo schiavi del pensiero unico, una condizione che ci priva di difese contro la casta dominante, anche se non più al governo.
Il riferimento è al Pd e compagni?
E a chi sennò.
Nel caso in specie il ministro della Difesa e i vari settori delle forze armate hanno preso le pubbliche distanze da quanto scritto da Vannacci, Crosetto in modo particolare ci è andato giù piuttosto pesante in un tweet: «Non utilizzate le farneticazioni personali di un Generale in servizio per polemizzare con la Difesa e le forze armate. Il generale Vannacci ha espresso opinioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione. Per questo sarà avviato dalla Difesa l’esame disciplinare previsto». A parte il fatto che riteniamo del tutto inutile l’esortazione del ministro perché da domani (oggi per chi ci legge) sarà un inferno di polemiche sui soliti media, Laura Boldrini, Elly Schlein, la Repubblica e il Fatto Quotidiano in testa, i quali sguazzeranno nella vicenda tirando in ballo, v’è da giurarci, di tutto, come l’antipatia che aveva la buonanima di Michela Murgia per i militari, Roberto Saviano, il presunto saluto fascista alla sfilata dello scorso 2 giugno e chissà cos’altro.
Vedete, i militari sono cittadini che – come tutti i cittadini della Repubblica – possono esprimere il loro pensiero nell’ambito di quanto previsto dalla Costituzione, semplicemente non possono trattare questioni di servizio e/o classificate fuori dalle sedi proprie. Questo libro mi sembra ricadere nell’ambito dell’esercizio del libero pensiero e le parole del ministro della Difesa, laddove parla di “screditamento” senza aver approfondito la questione, mi sembrano imprudenti e affrettate.
Una volta partita la polemica, il generale Vannacci, si è giustificato sostenendo che le posizioni da lui espresse nel libro siano state decontestualizzate e strumentalizzate… possibile? A riguardo pare esservi troppa carne a cuocere per essere pura strumentalizzazione.
Il cittadino Vannacci, incidentalmente Ufficiale Generale, avrebbe espresso molti concetti condivisibili da parte dell’elettorato di Destra. Chi ha votato il Centrodestra l’anno scorso potrebbe pensarla come lui.
Ma è proprio il governo di Centrodestra ad attaccarlo per prima!
Il fatto che il governo lo attacchi a prescindere è la spia di una sofferenza nella gestione di questa legislatura, dove le opposizioni attaccano spesso su questioni abbastanza futili e chiedendo a ogni piè sospinto le dimissioni di qualcuno.
Stavolta ce la faranno con Vannacci?
Ce la faranno perché in un Paese dove ladri, assassini e stupratori girano liberamente in barba alle vittime, è facile sacrificare un Generale che può essere rimosso con un semplice tratto di penna. Mi chiedo di nuovo se questa nostra sia una democrazia.
Proprio di tale aspetto del problema vorremmo discutere con te… se la Costituzione vale erga omnes, come la mettiamo con l’articolo 21 che recita esattamente così: “Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure”. A maggior ragione, aggiungiamo noi, se non si parla di argomenti militari riservati. Poi, volendo, possiamo discutere anche sull’inopportunità dei pensieri espressi da un Generale in servizio attivo ricordando, però, che di per sé l’inopportunità non è classificabile tra le mancanze disciplinari.
Il guaio è che – come sostenevamo quando eravamo in servizio – il regolamento di disciplina militare è come la pelle dei testicoli che si può tirare come si vuole e poi, purtroppo, l’articolo 21 non esiste più nella Costituzione reale, ma solo in quella formale. Peraltro, il politicamente corretto, la cancel culture, le neolingue e perfino la cosiddetta inclusività sono in contrasto col già menzionato articolo 21 della Costituzione laddove invocano la limitazione dei diritti dei non allineati.
Come finirà secondo te.
Credo che, a parte la confusione mediatica, il paventato provvedimento disciplinare finirà in un nulla di fatto sul piano formale, ma sarà un altro elemento di condizionamento per inibire l’espressione di un pensiero fatto di valori tradizionali. E questo si configura come un vulnus nella nostra democrazia.
È senz’altro così, anzi proprio perchè è così, sarebbe consigliabile che i Generali aspettassero di andare in pensione prima di cimentarsi nella sociologia di un Paese che si ostina a non voler fare i conti con se stesso.
(Copertina di Laura Zaroli)
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