Così è se vi pare, Renzi e le comparse di una tragedia annunciata

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Sul medio termine il Centrodestra potrebbe realizzare l’impresa di fermare le follie di Sinistra e Cinque Stelle a condizione, però, di riuscire prima a mettere insieme un credibile programma per la gestione di un Paese uscito a pezzi dal lockdown, un programma concreto da contrapporre alla politica delle irrealizzabili promesse di un governo inefficace e  senza anima perché eterodiretto. E invece Salvini, Meloni e Berlusconi continuano a farsi trovare, oltre che senza un programma, impreparati, litigiosi e uno di essi anche sconclusionato e intimorito dal tintinnio di manette
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L’altrieri il ministro della giustizia Alfonso Bonafede, uscendo dal parlamento, ha esibito all’uso grillino il pollice alzato che, pare di ricordare, essere simbolo di vittoria e invece, qualche ora prima, la giustizia e lui stesso erano usciti a pezzi dal dibattito. Peraltro, per come ha gestito l’affaire Di Matteo e la scarcerazione dei boss mafiosi, quel suo tronfio gesto è stato, oggettivamente, da penoso buffone, alla maniera del Rigoletto verdiano per capirci.

Ma, come avrete capito dalla premessa, non è di lui che vogliamo parlare in questa sede, bensì di un bugiardo, del vero regista della sceneggiata in Senato, il ser Cepparello della politica italiana, che somiglia in modo più che impressionante ad un protagonista della prima Novella del Decamerone che è assurto tra i più grandi bugiardi della storia, che Boccaccio ha descritto con incomparabile efficacia: «Aveva oltre modo piacere, e forte vi studiava, in commettere tra amici e parenti e qualunque altra persona mali e inimicizie e scandali, de’ quali quanto maggiori mali vedeva seguire tanto più d’allegrezza prendea. Invitato a uno omicidio o a qualunque altra rea cosa, senza negarlo mai, volenterosamente v’andava, e più volte a fedire e a uccidere uomini con le proprie mani si ritrovò volentieri. Bestemmiatore di Dio e de’ Santi era grandissimo, e per ogni piccola cosa, sì come colui che più che alcuno altro era iracundo».

Beh, benché scritto più di seicentocinquant’anni fa, bisogna dire che la descrizione di Boccaccio calza a pennello all’attuale ser Cepparello della politica italiana, ossia al leader di Italia Viva, leader di un partito che vanta più parlamentari che consensi. Ma sono talmente tante che non proveremo neppure ad elencarle le malefatte e le bugie che quest’uomo ha rifilato agli italiani negli ultimi dieci anni, compresa la madre di tutte le balle, quella sfornata una settimana prima del referendum costituzionale del 2016: «Se vince il No finisce la mia storia politica, cambio mestiere e non mi vedrete più. Con che faccia potrei restare? E, infatti ce lo stiamo ancora domandando.

Tuttavia, nonostante i truffaldini precedenti intellettuali di questo tristo politico, ci ha colpito l’ennesima ed impudente motivazione con la quale, in sede di dibattito parlamentare, egli ha motivato il no alla sfiducia a Bonafede, dopo che aveva lasciato illudere i gonzi che in Senato Italia Viva avrebbe potuto perfino votare la sfiducia proposta dalla Lega e da Più Europa, con quali devastanti effetti sul governo facili da prevedersi: «È l’intervento tra i più difficili della mia vita». Le solite, ispirate balle di ser Cepparello da Rignano … è stato, in realtà, l’ennesimo mercato delle vacche! E tra pochi giorni capiremo anche qual è stata la posta del baratto nella prospettiva di 80.000 assunzioni complessive di docenti col Decreto Rilancio e nelle diverse commissioni parlamentari.

Ma questo tradire tutto e tutti, il tatticismo di corto respiro, l’ormai conclamata inaffidabilità politica di Italia Viva per alleati ed avversari, dove porterà Renzi e il suo partito, posto che col suo 2,1% di consenso stimato, se andassimo a votare domani, neanche ci entrerebbe in Parlamento? È chiaro che, qualsiasi cosa egli abbia ottenuto sottobanco dalla fiducia a Bonafede, anche – come si sussurra da più parti – qualche incarico pesante come la presidenza della commissione affari costituzionali per la compagna della sua vita politica, Elena Boschi, politicamente parlando sarà un campare bene, a voler essere ottimisti, per i prossimi 1290 giorni, ossia quanto dovrebbe ancora durare l’attuale, disgraziata legislatura. E dopo?

Narcisi come il nostro raccontaballe, purtroppo, non si pongono il problema di “un dopo”, perché essi vivono della loro immagine riflessa nel presente, non nel futuro, e se occorrerà tradirà ancora, tradirà perfino quei parlamentari che, in buonafede e pieni di entusiasmo, molti della nostra provincia, lo hanno seguito nella sua ennesima, fallimentare impresa. Ma chi potrebbe in questo momento imporre un altolà a Renzi?

Una fronda interna al minuscolo partito? Figuriamoci. E, poi, dove andrebbero i frondisti dal momento che a sinistra nessuno vorrebbe indietro i traditori e a destra c’è già la fila per accedervi?

I Cinque Stelle? Per carità, per loro viene prima lo stipendio e tre anni abbondanti di legislatura sono quasi ottocentomila euro a testa da mettere in saccoccia, una cifra extraterrestre per gente che non ha né arte, né parte e sa bene che non rientrerà mai più in Parlamento.

Quelli del PD? Manco a parlarne, per loro vengono prima l’Europa e gli immigrati e per poter continuare a fare disastri su ambedue i fronti hanno bisogno di ogni giorno di questa legislatura.

Potrebbe farlo, sì, il Centrodestra a condizione di riuscire prima a mettere insieme un credibile programma di governo per un Paese uscito a pezzi dal lockdown e da contrappore alla politica delle irrealizzate promesse di un governo senza anima perché eterodiretto dal Colle. E invece il Centrodestra, che evidentemente ha dimenticato gli insegnamenti del mitico duello tra gli Orazi e Curiazi, continua a farsi trovare, oltre che senza un programma, litigioso e impreparato. Peraltro, il Covid-19 ha stravolto i metodi, scompaginato i mezzi e mutati gli obiettivi della politica in generale e, pertanto, non si può pensare di arrivare al governo del Paese additando agli elettori soltanto gli errori degli avversari e non, invece, i propri progetti come sta facendo il Centrodestra che, peraltro, ha anche un problema nell’ambito della coalizione che si chiama Salvini.

Questi, infatti, continua ad illudersi di poter trovare un interlocutore istituzionale nel suo più acerrimo avversario, Mattarella, che – e lui dovrebbe ricordarlo bene – è stato il primo facitore di questo governo e di tutto ciò che ne sta seguendo. Il gioco del Quirinale (Mattarella quando gli è funzionale sa essere mellifluo come tutti i democristiani di antico conio…) è, in fondo, anche chiaro: logorare quel credulone di Salvini con i sorrisi e la finta disponibilità al dialogo per arrivare, così, alle elezioni regionali di settembre con una Lega depotenziata e con un leader sotto scacco a causa del processo che si terrà il mese successivo presso il tribunale dei ministri di Catania. Tutto ben congegnato: elezioni settembrine senza campagna elettorale, il che favorirebbe la Sinistra che storicamente si reca a votare a ranghi serrati, e il leader del maggior partito di opposizione intimorito dal tintinnio di manette. Sì, perché Salvini sarà anche il Capitano per molti dei suoi, ma di là del cambio di una divisa al giorno non è mai andato nella sua breve carriera di comandante! Ma di questo passo egli diventerà un problema anche nell’ambito della stessa Lega dove già si ode lo scalpitio di nuovi e più credibili destrieri.

È chiaro che nell’ambito di un panorama politico così liquido ser Cepparello da Rignano potrà continuare a galleggiare senza problemi fino al termine della legislatura, un galleggiamento che, d’altronde, è prerogativa di un certo tipo di materiale organico che la decenza ci vieta di esplicitare. Il guaio è che a sentirne la puzza dovranno essere poi gli italiani perbene, quelli che ancora credono in qualcosa. La politica, da parte sua, a certi effluvi ci ha fatto ormai l’abitudine: sono odori di casa sua.