Ormai è una costante: nel corso di ogni conferenza stampa il premier non sa resistere alle telecamere e, così, inizia a comportarsi come quei culturisti che, dopo anni di allenamenti e beveroni gonfia muscoli, cercano di proporsi nelle giuste posture per riuscire ad esibire al meglio un fisico che è sì appariscente ma in buona parte anche artificiale, tant’è che il loro organismo spesso si ammala seriamente
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La conferenza stampa di Giuseppe Conte ieri, come tutte quelle che l’hanno preceduta, è stata innanzitutto auto-celebrativa ed ha, come al solito, coniugato i verbi al futuro. Tuttavia, nel presentare il Decreto Semplificazioni salvo intese del governo, il premier ha assicurato che «…è il trampolino di lancio di cui l’Italia ha bisogno in questo momento». Ma Conte (è più forte di lui!) non sa resistere alle telecamere, al cospetto delle quali si comporta come quei culturisti che, dopo anni di allenamenti e di beveroni gonfiano i muscoli, cercano di assumere le giuste posture per esibire al meglio bicipiti, tricipiti e pettorali. Infatti, nel corso della conferenza stampa ha voluto accennare ad alcune delle opere strategiche che, secondo lui, dovrebbero far ripartire l’Italia e che riguarderebbero aeroporti, ponti, dighe, ferrovie, città e acquedotti.
Ma come questa specie di new deal post-pandemico possa realizzarsi senza varare prima un piano di riforme economico-sociali ed avendo in seno il partito della decrescita felice, per noi resta un mistero. Peraltro, tra le opere da farsi è compreso il tratto autostradale Salerno – Reggio Calabria, perciò possiamo immaginare come andrà a finire assieme a tutto il resto, poiché è dal 1934 che ogni governo che si è alternato alla guida del Paese ha assicurato che avrebbe risolto i problemi di quel tratto autostradale in quattro e quattr’otto. E visto che c’era, il premier ha voluto rassicurarci anche sul fatto che l’Italia risorgerà dalle sue ceneri grazie alla fenice araba della digitalizzazione e che «Le opere non si bloccheranno più perché i procedimenti amministrativi saranno con sentenza breve e le stazioni appaltanti procederanno anche in presenza di contenzioso […] Oggi si blocca tutto, non succederà più. Non serve necessariamente un commissario per procedere velocemente ma prevediamo che in casi complessi sia possibile nominare commissari sulla scia di Expo e del Ponte Genova […] Alziamo il limite di velocità, l’Italia deve correre ma alziamo anche gli autovelox». Insomma, pare di capire che, tra l’aumento del limite di velocità e, allo stesso tempo, pure del numero di autovelox, l’Italia dovrebbe correre col freno a mano tirato.
E d’altronde, nel corso della conferenza stampa Giuseppi – che è un avvocato di vaglio – ha ostentato così tanta sicurezza da far dubitare della sua buona conoscenza del quadro normativo e giuridico entro il quale si muove la madre di tutti i gravi problemi connessi alla scarsa speditezza e inefficienza della Pubblica amministrazione: la fissità dei suoi Quadri e l’eccessiva legislazione. Basti pensare, giusto per fare un esempio, che per come furono a loro tempo concepiti, il Decreto Legislativo 81/2008 sulla sicurezza dei lavoratori e la Legge 7 agosto 1990 numero 241 sul procedimento amministrativo, in mano ad un burocrate zelante, bloccherebbero da soli un dinosauro! Per non parlare degli adempimenti occorrenti per la semplice apertura di un cantiere e che coinvolgono Agenzia delle Entrate, Ufficio Iva, Camera di Commercio, Registro delle imprese, Inail, Comuni, Province, Dogane ed Enel, con relativi esborsi di tasse e balzelli. Tra l’altro, gli effetti delle inefficienze di quella Pubblica amministrazione, che dovrebbe farsi vettore del new deal del governo, talvolta sono sconcertanti e perfino derisori: ricordate le vendette, le punizioni, la revoca della concessione da infliggersi alla Società Autostrade per non aver fatto le manutenzioni promesse del governo Conte Uno, all’indomani del crollo del ponte Morandi due anni fa? Ricordate le grida di rabbia e di dolore dei parenti delle vittime durante la visita di Salvini e Di Maio? Ebbene, grazie alla litigiosità di questo governo e alla sua “velocità”, dopo che finalmente il ministero interessato si deciderà di collaudarlo, indovinate a chi verrà riconsegnato il nuovo ponte? Ma alla stessa Società Autostrade naturalmente.
A deprimere maggiormente quegli italiani che sono andati a vedere quali carte avesse realmente in mano il premier per portarli fuori da una crisi che si annuncia sempre più drammatica è l’esibizionismo senza costrutto del premier, il quale, mentre essi sono già per metà affogati tra i marosi della crisi, li rassicura promettendo che tra qualche anno, non ora che occorre, arriverà il salvagente. Forse.
Nel frattempo e dopo sette mesi dalla sua conoscenza ufficiale, sulla pandemia scatenata dal Covid-19 non sappiamo ancora quasi niente circa le origini del virus, delle sue mutazioni, delle immunità e dei vaccini. Il Pil è previsto all’11,2%, il peggior calo in Europa; l’Istat ci fa sapere che il 40% delle micro imprese e il 18% di quelle grandi stanno per chiudere assieme a 6 alberghi su dieci; la Banca d’Italia teme che oltre la metà della popolazione italiana, a seguito delle misure adottate per il contenimento dell’epidemia, abbia subito una riduzione del reddito familiare e riuscirà ad arrivare a stento fino al prossimo autunno; due milioni di lavoratori sono ancora senza cassa integrazione. E Conte si loda e s’imbroda!
Per nostro abito mentale, in quanto liberali di vecchio conio, non abbiamo mai avuto preconcetti politici nei confronti di chicchessia e, purtuttavia, incominciamo a nutrire un certo astio nei confronti di un uomo politico che, agli inizi della sua discesa in campo (ci perdoni Berlusconi se gli rubiamo la famosa locuzione), abbiamo guardato con simpatia e non lo neghiamo. Il perché di un sentimento tutto sommato per noi nuovo è presto detto: al cospetto di un Paese, il nostro Paese, che ha urgente necessità di essere salvato con una cura da cavallo, Conte e la sua banda di pellegrini pensano a tirarla per le lunghe con il bonus monopattini, il green che va bene dappertutto, e l’autostrada Salerno – Reggio Calabria, allo scopo non di salvare l’Italia ma soltanto se stessi. Ma sono così stupidi ed incapaci che oltre a non salvare noi, probabilmente non salveranno neppure se stessi dalla rabbia popolare che va montando.
A proposito poi di Conte che ci ha promesso di tutto, dai miliardi a palate alle mascherine a cinquanta centesimi quando non si trovavano neppure a dieci euro, dalla potenza di fuoco all’amore delle banche, ci torna alla mente una barzelletta di tanti anni fa, nella quale si descriveva la scenetta di un uomo che si era appartato con una prostituta in una camera d’albergo. Questi, mentre si spogliava, non faceva che decantare il suo fisico da super palestrato. Infatti, scopriva il petto ed esclamava: «dinamite è!». Scopriva i bicipiti ed esclamava: «dinamite è!». Tirava giù i pantaloni e, scoprendo le muscolose gambe esclamava: «dinamite è!». Si calava lo slip e…a quel punto intervenne la prostituta, che lo attendeva a letto, la quale tra uno sbadiglio e l’altro: «Ma con tutta questa dinamite non ti pare che la miccia sia un po’ corta?».