Contrariamente a quanto si proponevano i suoi velleitari organizzatori, probabilmente l’Olimpiade 2024 di Parigi sarà ricordata sopratutto per la scarsa tolleranza ed inclusività. Basti pensare che la rappresentanza palestinese si è rifiutata di stringere la mano agli atleti israeliani ed un noto commentatore di Eurosport è stato licenziato soltanto per aver fatto una simpatica, ovvia, battuta sulle nuotatrici australiane che erano oggettivamente in ritardo
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Per quanto io sia stato istruttore di educazione fisica militare e, in sostituzione di un collega, perfino preparatore atletico per qualche giorno della squadra di calcio di Orvieto, che all’epoca (credo fosse il 1971), militava in prima categoria, confesso candidamente di non capire una mazza di sport. Pertanto, a differenza di molti giornalisti, che come me di sport non ne capiscono un cazzo nonostante le arie che si danno, non mi avventurerò in nessuna osservazione di ordine tecnico su questa Olimpiade 2024 in corso a Parigi che, secondo il parere di molti osservatori, si sta rivelando la peggiore della storia perché tesa più a celebrare l’ideologia woke che non lo sport e gli atleti. Anzi, gli atleti sono passati in secondo piano rispetto ai rituali del politicamente corretto, alle oscene follie LGBT e alla cosiddetta inclusività. Le inefficienze fin qui riscontrate ormai non si contano più, come il cibo scarso e inadeguato per gli atleti, materassi di materiale riciclato e letti di cartone, locali – forno per assenza di aria condizionata tant’è che per poter respirare qualche atleta ha scelto di andarsene a dormire all’aperto, sul prato del villaggio olimpico.
A questo punto ritengo proprio di poter sostenere che sul piano organizzativo neppure i nazisti all’ Olimpiade di Berlino del 1936 (erano al potere da appena tre anni…) riuscirono a fare i casini che stanno facendo i francesi. Questa edizione, infatti, si sta ponendo alla religiosità dello spirito olimpico (e dell’esprit libre…) come gli scosciati “Drive In” di Berlusconi a un concerto di Uto Ughi. Il peggio del peggio si è visto quando, dopo la balzana idea di far disputare nelle acque della Senna le gare di triathlon, gli organizzatori si sono accorti che gli alti livelli di Escherichia Coli non erano affatto calati nonostante il miliardo e mezzo speso per bonificarla.
Poi, in una notte, il fiume è ritornato misteriosamente pulito e l’indomani le gare si sono fatte… sulla pelle degli atleti perché la Senna è veramente una fogna, e non certo da ieri, stante che è da un secolo che nel tratto parigino vige l’inascoltato divieto prefettizio di balneazione per una questione di salute pubblica. Gli effetti della scellerata decisione del CIO, purtroppo, non si sono fatti attendere: il Belgio si è ritirato dalla staffetta mista di triathlon perché Claire Michel, membro del team, è stata infettata dallo Escherichia Coli dopo aver partecipato alla gara femminile di mercoledì scorso nella Senna. Deducibilmente per la stessa ragione anche la rappresentativa svizzera ha accusato diversi malesseri e, fino al momento in cui scrivo, non si sa che cosa farà.
Adesso, giusto per non sembrare uno sciovinista fluviale, devo dire che anche il nostro “biondo Tevere”, in quanto fogna a cielo aperto, neppure scherza. Anzi, quest’osservazione mi porta direttamente al perché sia stata criminale la scelta del comitato olimpico di far disputare una delle gare del triathlon nella Senna. Nel 1979 il produttore e regista Gianni Buffardi, che non aveva neppure cinquant’anni, morì di leptospirosi contratta dopo aver fatto il bagno nel fiume della nostra capitale già all’epoca pullulante di ratti. Dato che l’infezione è veicolata anche dalle urine di questi repellenti animali, posto che nelle fogne di Parigi ne vivono sei milioni (Fonte: SortiraParis.com), si comprende che non è stato esagerato l’aggettivo “criminale” che ho destinato al comitato olimpico che ha avuto l’infelice pensata delle gare di triathlon nella Senna.
Voglio chiudere sugli inizi di questa olimpiade ricordando che, in una Parigi parossisticamente blindata per paura di attentati terroristici, gli unici attentati sono venuti, fino a mentre scrivo, dagli amici del padrone di casa, dai membri di quella sinistra estrema che oggi è alleata di Macron. E, comunque, la kermesse olimpica, almeno fino ad oggi, è stata così poco inclusiva che la rappresentanza degli atleti palestinesi si è rifiutata di stringere la mano ai colleghi israeliani mentre un noto commentatore di Eurosport è stato licenziato in tronco, soltanto per aver fatto una simpatica battuta sulle nuotatrici australiane, che erano oggettivo in ritardo: «Sapete come sono le donne, saranno in giro a truccarsi». Che poi, il voler apparire al meglio in ogni circostanza è il riconosciuto vezzo di tutte le donne del mondo! Per cui non ho visto il “reato di genere” commesso dal poveretto che nessun sindacato ha ovviamente difeso.
Tutto questo, e siamo ai primi giorni, è avvenuto nella patria della Liberté e della Fraternité. E visto che ho tirato in ballo anche Roma, amo pensare che la Sora Lella dei film di Carlo Verdone, alle mie parole avrebbe aggiunto un unico, salace commento: “Annamo proprio bene!”. Col beneficio dell’inventario (e del traduttore automatico…), tale commento per i boriosi cugini francesi potrebbe tradursi come Tu ne sais pas comment faire de la merde.
P.S. – Dato l’uragano di guerra che sta montando in Medioriente, l’augurio che faccio al mondo e ai ragazzi che stanno celebrando un rito di pace a Parigi, è quello di poter commentare la chiusura di questa Olimpiade 2024 con lo stesso tono scherzoso con il quale ho chiuso questo articolo.
(La copertina è di Laura Zaroli)
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