Con la pittura e con la poesia ricordiamo il valore e il sacrificio di cent’anni fa

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Un contributo importante alla I Guerra Mondiale lo diedero, fatto piuttosto trascurato, le donne di tutti i Paesi in lotta. Chi, invece, non ha trascurato un tale dettaglio è stato un pittore, con la raccolta “Donne in guerra” dalla quale abbiamo estrapolato due opere dal titolo rispettivamente Donne in pianura e Donne in montagna con particolare riferimento, quest’ultima, alle portatrici carniche, ovvero quelle donne della Carnia che portavano nelle loro gerle i rifornimenti ai soldati che combattevano in quota

PiKappa

Tra cinque giorni esatti scoccherà il centenario della fine della I Guerra Mondiale e ci ferisce il quasi totale silenzio delle istituzioni e dei media, in tutt’altre faccende affaccendati, su di un avvenimento che cambiò la fisionomia e la storia del nostro Paese e dell’intera Europa.

Le guerre non si celebrano ma certamente vanno ricordate, se non altro per non far ripetere ai governanti gli errori del passato e, soprattutto, per onorare coloro che affrontarono sacrifici, sofferenze e privazioni di ogni sorta per la salvezza della loro patria. Con questa premessa è evidente che nel ricordo associamo i caduti di tutte le guerre e di tutte la nazioni.

La particolare ricorrenza ha ispirato il nostro artista – vignettista, Donato Tesauro, che ha approntato una raccolta di opere per porre in giusta, equilibrata evidenza il ruolo che ebbero le donne nel corso della I guerra mondiale, quando dovettero sostituire gli uomini partiti per il fronte.

È sua, infatti, la raccolta di quindici opere Donne in guerra dalla quale abbiamo estrapolato due lavori dal titolo rispettivamente Donne in pianura e Donne in montagna con particolare riferimento quest’ultima alle portatrici carniche, ovvero quelle donne delle montagne carniche  che portavano nelle loro gerle i rifornimenti ai soldati che combattevano in alta quota, tra i picchi ed i ghiacciai.

Le due opere sono state commentate, ognuna, con una poesia scritta dal responsabile del blog che si scusa fin da adesso con l’artista e con i lettori per il suo ardimento da studentello.


 

Donne in pianura

Sull’altopiano sono andati soldati gli uomini
Requisiti per la guerra i muli dai forti passi
Non resta alle donne che lasciar freddi i camini
E mondare con mano le porche da infiniti sassi

La pavoncella attende che il vomere apra la terra
E mentre l’aratro senza muli lentamente si avanza
Affiora e si contorce il verme che un guizzo afferra
E il passero ripiega sui chicchi di passata semenza

Ferisce l’omero la cinghia dura dei villici attrezzi
Ma non un lamento s’ode nella  quiete della piana
Da donne guerriere con animo che sorte non spezzi
Che come talismano hanno imbottato il bianco albana

«Sì, lo berranno i nostri figli e i padri che torneranno»
Sono questi pensieri a tirare l’aratro che mai s’arresta
E con le spighe che al terso sole di giugno nasceranno
Faranno ostie per la chiesa e pani per un ritorno di festa

Donne in pianura – Donato Tesauro


 

Donne in montagna

Cupo in cima tuonava il cannone
Ma passo su passo tu l’Alpe salivi
Assalendo la balza e l’erto costone
In alto tendevi per mille declivi

Mai affannarono il saldo tuo cuore
La gerla gravosa o il bieco cecchino
Né rimpianto in culla il tuo amore
Perché in alto era il vostro destino

Dubitò l’Italia una notte a Caporetto
Si parlò di fuga, si scorarono i forti
E dall’Alpe calò il nemico abietto
Per farci pagare i suoi antichi torti

Ma non disperasti della Patria la sorte
Mai arrestasti della gerla il cammino
E pur se tra anime dal cannone distorte
Con te arrivò la vittoria e un lieto destino

Donne in montagna – Donato Tesauro

 

Immagine in evidenza: portatrici carniche (foto turistadimestiere.com)