Ha prodotto danni davvero incalcolabili il fatto che Giuseppe Conte, in piena emergenza sanitaria da coronavirus e dopo avere ignorato per un mese gli avvertimenti che gli provenivano da virologi e opposizioni politiche, sia andato in televisione, sei volte in poche ore manco fosse imminente la fine del mondo, per dire che soltanto il governo (cioè lui) poteva considerarsi bravo e che la sanità lombarda era, invece, da ritenersi loffia perché aveva provocato una falla nella prevenzione. Esattamente quella che lui non aveva voluto fare
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Secondo Trevor Bedford, professore associato al Department of Genome Sciences e al Department of Epidemiology presso l’Università di Washington, il primo focolaio europeo del coronavirus si sarebbe avuto in Germania (e non in Italia) dove, il 24 gennaio scorso nella zona di Monaco, sarebbe stato diffuso da un giovane che si era intrattenuto con una collega proveniente da Shangai. Quattro giorni dopo fu chiusa l’azienda dove egli lavorava perché molti suoi colleghi di lavoro erano risultati contagiati.
Dire che il governo tedesco abbia intentamente nascosto questo caso per non penalizzare il suo ciclo di export – import nel mondo sarebbe ingiusto, perché almeno alla comunità scientifica il caso è stato noto fin da subito, grazie ad una relazione inviata in quei giorni alla rivista medica New England Journal of Medicine dalla Massachusetts Medical Society, nella quale un gruppo di medici tedeschi ipotizzò che il focolaio europeo d’infezione da coronavirus fosse proprio la Germania.
Diciamo che nella circostanza i tedeschi, governo e media, hanno saputo gestire, ehm… con “sobrietà” la faccenda, nel senso che Angela Merkel non è andata in televisione a denigrare il servizio sanitario tedesco, mentre i media hanno mantenuto un approccio routinario, e non da Armageddon, col problema.
Soltanto iersera, al cospetto di 240 casi in quindici dei sedici Stati federali, il governo tedesco, per il tramite del ministro alla sanità Jens Spahn, ha reso noto che il coronavirus è una pandemia mondiale che in Germania non ha ancora raggiunto il suo apice, smentendo la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità che, invece, ritiene che l’epidemia non possa essere ancora classificata come pandemia. Nella circostanza, Spahn, ha anche spiegato che il governo tedesco non reputa al momento valida l’opzione della chiusura delle scuole perché, ha osservato con teutonico pragmatismo, o i medici restano a casa per prendersi cura dei figli in vacanza forzata, o vanno in ospedale a prendersi cura dei contagiati.
Converrete che l’aplomb dei tedeschi ha evitato il panico e consentito la pacifica messa a punto di un ordito sanitario di ricerca e cura neppure di prim’ordine, al contrario dell’Italia dove, al cospetto di una buona organizzazione sanitaria, il primo ad andare in tilt è stato il nocchiero della nave tra i marosi: il capo del governo.
Infatti, il 24 febbraio, in piena emergenza sanitaria e dopo avere ignorato per un mese gli avvertimenti che gli provenivano da virologi e opposizioni politiche, Giuseppe Conte è andato in trasmissione – sei volte in poche ore manco fosse imminente la fine del mondo – per dire che il governo era stato bravo (cioè lui) e che la sanità lombarda era loffia perché aveva provocato una falla nella prevenzione, quella prevenzione che proprio lui non aveva voluto fare. Eppure non bisognava essere necessariamente un filosofo di vaglio per capire che, al cospetto di un’epidemia pericolosa, gli esseri umani hanno la necessità psicologica d’individuare un colpevole ad ogni costo, un feticcio da “bruciare” sul rogo, per placare le loro angosce. Ciò perché i pericoli conosciuti, e perciò evitati, fanno meno paura.
Insomma, col suo improvvido intervento televisivo, Conte ha fornito il feticcio del quale aveva bisogno un’umanità impaurita e, secondo noi, anche la legna per bruciarlo. Da qual preciso momento, infatti, i media globali (e perfino la Cina!) hanno girato i loro cannoni caricati di contumelie e disinformazione verso l’Italia, verso la sua pur buona sanità e il suo scadente governo. Di conseguenza, la maggior parte dei Paesi ha iniziato a trattarci da pericolosi appestati, impedendo ai nostri connazionali perfino di sbarcare dalle navi da crociera o dagli aerei, mentre i camionisti stranieri non vogliono più portare la merce in Italia e i piloti si rifiutano di atterrare con i loro aerei nel nostro Paese. Tutto questo, in aggiunta alla “zone rosse”, dove si è fermata anche l’aria, sta conducendo il Paese produttivo verso un rapido collasso, e le prime avvisaglie si stanno avendo con i licenziamenti in quei settori che non possono reggere un mese senza lavorare. Perfino alcuni famosi brand di via Montenapoleone a Milano stanno per tirare giù le serrande, non si sa fino a quando.
Sicché, grazie ad un governo composto da nevrotici scappati da casa e al suo baldo premier, il nostro Paese si conferma ancora una volta campione olimpionico nella disciplina dell’auto-martellamento dei testicoli.