Si stanno rincorrendo proprio in queste ore, le voci di una studiata incriminazione della sorella e collaboratrice della premier, Arianna Meloni, con la solita accusa di traffico d’influenze, che significa tutto e niente: con un’accusa del genere potremmo essere incriminati anche noi, soltanto per aver suggerito un amico dentista al vicino di casa col molare cariato
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A voler vedere le cose senza le fette di prosciutto ideologico sugli occhi, bisogna ammettere che la credibilità politica del nostro Paese è aumentata con l’avvento di un governo di Destra-centro che, fin dall’inizio del suo insediamento, ha fatto scelte nette e atlantiste per quanto riguarda l’invasione russa dell’Ucraina, e filoisraeliane dopo la macelleria dei terroristi di Hamas lo scorso 7 ottobre, sicché anche a Washington, a Bruxelles e nelle maggiori capitali europee si cominciava ad avvertire meno diffidenza nei confronti dell’Italia.
Ma questo recuperato credito all’estero è stato un colpo al cuore per la Sinistra, per i quotidiani ostili al governo e per le Procure militanti che, negli ultimi trent’anni, hanno impunemente stravolto il sistema politico e giudiziario del Paese. Sono arrivate a fare e a disfare (indirettamente) governi nazionali, governi regionali con l’aggravante che non pochi Pm sono passati direttamente dallo scranno dell’accusa a carico dei malandrini del Centrodestra a quello in Parlamento, quasi sempre nelle fila della Sinistra e dei grillini. Alla faccia del ruolo terzo del magistrato.
Le cose purtroppo non sono cambiate a Sinistra, anche se qualcuno nel Centrodestra, come il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, si era fatto qualche illusione a riguardo: «La Sinistra sta tornando indietro. E molti moderati sono interessati a Fi proprio per la nostra posizione liberale e moderata». Insomma, sono Elly Schlein, Fratoianni, Bonelli, Conte e Ilaria Salis che stanno diventando liberali e non, forse, Forza Italia sinistrorsa. A tutto ciò si aggiungono, proprio in queste ore, le voci di una studiata incriminazione della sorella e collaboratrice della premier, Arianna, con la solita accusa di traffico d’influenze, che significa tutto e niente: con un’accusa del genere potremmo essere incriminati anche noi, soltanto per aver suggerito un amico dentista al vicino di casa col molare cariato.
Però, il metodo del rimpallo (io politico lancio sospetti, tu giornalista li riporti senza verificarne la veridicità e prima o poi qualche Procura indagherà) ha reso molto bene in questi anni: non dimentichiamo il recente caso del governatore Toti in Liguria, dove la data delle prossime elezioni regionali l’hanno decisa loro, i Pm. Perché, avranno pensato alcuni di loro, non replicare su scala nazionale un’operazione riuscita così bene? E poi volete mettere l’effetto che farebbe un’eventuale incriminazione di Arianna Meloni? Con una sola fava si prenderebbero tre piccioni, come dire mettere in imbarazzo la premier, il marito ministro della signora Arianna e accumulare un credito da riscuotersi, poi, sulla riforma della giustizia fatta eventualmente da un altro governo.
Saremo anche dei malpensanti, ma siamo convinti da tempo, e lo abbiamo scritto a chiare lettere sulla pagina Facebook del blog dello scorso 15 agosto (https://www.facebook.com/vincenzociaraffailblog/), che le insolite “sintonie” di Marina Berlusconi e di Tajani con alcune, storiche battaglie della Sinistra, forse preludevano a “qualcosa” contro il governo per condizionarne l’operato, o addirittura di farlo cadere con un cambio di maggioranza di Forza Italia.
A questo punto il nostro forte sospetto è che, in previsione di prossime e più fruttuose convergenze d’interessi con Forza Italia, il polo antidemocratico (sì, antidemocratico), rappresentato dal caravanserraglio agglomerato intorno al Pd, dai giornali ostili al governo e da alcune Procure politicamente schierate, si voleva tentare il ribaltone nell’ombra. E quale poteva essere il periodo migliore per tale tentativo? Il periodo ferragostano naturalmente! Quando tutti i big della politica sono in vacanza, o fanno finta di esserlo. Ma, per fortuna, v’è stato un giornalista cazzuto e di antico conio come Alessandro Sallusti che, nell’editoriale del 18 agosto, ha rivelato l’arcano spiazzando i verosimili cospiratori.
Non abbiamo mai avuto paura dei nostri pensieri e neppure di chi vorrebbe bloccarli, ragion per cui ci poniamo un chiaro interrogativo che soltanto in apparenza è fuori tema: non è che Tajani, eterodiretto dagli azionisti di Cologno Monzese, intende abbandonare l’alleanza che lo ha portato al governo e tradire Giorgia Meloni con il campo largo, anzi larghissimo, visti gli attori e burattini che lo popolano? Un’operazione che magari doveva scattare dopo la ventilata incriminazione di Arianna Meloni, chessò con un Nazareno II o, come l’ha definito Mario Sechi, con un rassemblement della disperazione. Mentre facciamo gli scongiuri per un eventuale governo che veda intruppati Forza Italia, Elly Schlein, Giuseppe Conte e Ilaria Salis, nutriamo la speranza che esca un po’ di chiarezza e soprattutto di pragmatismo (Giorgia, non toccare le banche e non togliere la pubblicità a Mediaset…) dal vertice di maggioranza fissato a Roma il prossimo 30 agosto. Nel frattempo i nostri osservati speciali saranno il sistema informativo di Mediaset appunto, il suo proconsole a Roma, Tajani, e un signore che, secondo noi, sapeva da tempo che cosa stava bollendo nella pentola della mala politica. Peraltro, se il sistema dovesse andare in vacca com’è probabile che vada se continuiamo a confondere i compiti delle istituzioni, alla fine dovrà essere lui, nel duplice ruolo di garante della Costituzione e capo del Csm, che dovrà convincere gli italiani che tutto quello che sta accadendo da un paio di anni a questa parte, è in sintonia con la Suprema legge dello Stato e con la funzione terza dei magistrati.
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