Che beffa celebrare addirittura la giornata mondiale del rifugiato!

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Quante Cutro, quante Pylos ci vorranno ancora prima di mettersi insieme per “governare” il fenomeno immigrazione, perché soltanto governandolo si potrà anche controllarlo in modo che possa recare giovamento a chi arriva e vantaggi alla nazione che accoglie. L’impresa di affrontare pragmaticamente il problema immigrazione non è affatto impossibile, lo ha già fatto la Germania otto anni fa e con buoni risultati

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Di certo non ci scriviamo nella lista di coloro che sono per l’immigrazione senza se e senza ma, tuttavia, rileviamo che per la loro simultaneità certe ricorrenze hanno il sapore della beffa, quasi dell’indecenza: qualche giorno dopo l’annegamento di più o meno 600 migranti irregolari al largo della costa greca di fronte alla spiaggia di Pylos, celebreremo la giornata dedicata ai… migranti. Infatti, prendendo l’abbrivio da una convenzione risalente al 1951, trentatré anni fa l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite scelse di ricordare “La giornata mondiale del rifugiato” il 20 giugno di ogni anno. Purtroppo, come molte delle cose deliberate dalle Nazioni Unite, la sorte dei rifugiati recenti non ha ricavato uno strabiliante giovamento da quella deliberazione e ciò per una ragione piuttosto evidente o perlomeno acclarata: essi scappano dalle guerre (chi scappa veramente per questa ragione…), quelle che l’Onu, benché nata per assolvere tale compito, non è mai riuscita a impedire fin da quando si chiamava Società delle Nazioni.

D’altronde, è perfettamente inutile il tentativo fatto da alcuni Stati nazionali per tentare di arginare con le frontiere chiuse le torme di diseredati che dall’Africa e dal Medioriente stanno per abbattersi sull’Italia e sull’Europa, se prima non ne eliminiamo la causa, e cioè la guerra. Riguardo al problema, l’unico premier europeo che sta tentando di fare qualcosa di concreto assieme all’Ue e con alcuni Paesi del Nordafrica è quello italiano.

Sarà anche il caso di ricordare a quei governanti che se ne fottono del problema inclinando ad attribuire all’Italia il ruolo di grande hub per l’immigrazione (modello Turchia), che se il nostro Paese esploderà per la questione immigrati, neppure loro si salveranno dall’effetto-schegge degli sconfinamenti, perché per la maggior parte di coloro che arrivano di notte sulle nostre coste la meta finale è la Germania, la Francia e tutti i Paesi scandinavi, soltanto una piccola parte di essi viene per rimanere da noi in pianta stabile.

Quante Cutro, quante Pylos ci vorranno ancora prima di mettersi insieme per “governare” il fenomeno immigrazione (perché soltanto governandolo si potrà anche controllarlo) in modo che possa portare giovamento a chi arriva e vantaggi alla nazione che accoglie? L’impresa di governare l’immigrazione non è affatto impossibile, c’è già riuscita la Germania otto anni fa con i profughi siriani e può riuscirci l’Europa nel suo insieme. Anche perché l’unica alternativa sarebbe quella di esserne sommersi.

(La copertina è di Donato Tesauro)

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