Cecilia a casa, Elon Musk verso Marte e la Sinistra sulla luna

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Elly Schlein ha iniziato una crociata contro la tecno destra incarnata da Elon Musk, il quale non se la fila molto impegnato com’è nella conquista dello spazio e del pianeta Marte. Ma da quando c’è Elly a guidarla, la Sinistra italiana è un po’ avanti a Musk perché nello spazio, sulla luna per la precisione, ci sta già da qualche anno

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La liberazione dalle orrende carceri iraniane della giornalista Cecilia Sala è anche la chiara dimostrazione delle stronzate che la Sinistra va propalando ogni giorno contro il governo in carica. Infatti, seguito della visita lampo della premier Giorgia Meloni al presidente eletto Trump nella sua residenza privata in Florida lo scorso 4 gennaio, prendendo come un fatto accaduto l’ipotesi avanzata dall’agenzia di stampa Bloomberg, secondo la quale il viaggio della premier era avvenuto per firmare un accordo miliardario con Elon Musk (peraltro assente quel giorno) per fornire telecomunicazioni sicure al nostro Paese mediante i satelliti Starlink, si è scatenato er meglio della Sinistra. Anzi, nonostante le ripetute smentite da parte della presidenza del consiglio a riguardo, è insorta subito la segretaria del PD, Elly Schlein che, con toni patriottici, ha declamato: «L’Italia non si svende». Le ha fatto subito eco da lungi l’ineffabile Giuseppe Conte, il capo degli ex grillini: «I patrioti al governo stanno mettendo la nostra sicurezza nazionale nelle mani di Musk». Al coro si è pure unito uno dei dotti guru della sinistra, quel Corrado Augias, papà di Natalia anch’essa accasata in RAI fino all’avvento del centrodestra, il quale aveva sentenziato che il viaggio di Meloni a Mar – a – Lago era stato inutile.   E, invece, esattamente quattro giorni dopo quel viaggio inutile, Cecilia Sala è ritornata a casa! Povero Augias, non ne imbrocca mai una sul centrodestra.

A proposito dell’esibito patriottismo dei suddetti, è appena il caso di ricordare che, durante la sua permanenza a Palazzo Chigi, Conte aveva aperto porte e finestre alla tecnologia proveniente dalla Cina (senza parlare della via della seta…) e, siccome di sicurezza dello Stato il nostro uomo non ha mai capito un cazzo, nel pieno dell’emergenza Covid del 2020 consentì l’arrivo nella bergamasca di un centinaio di spioni russi sotto mentite spoglie per carpire qualche conoscenza sulla produzione dei vaccini, costringendo i nostri servizi a neutralizzarli in modo soft per evitare una crisi politica con la Russia. Senza dimenticare che l’allora braccio destro di Conte, Luigi Di Maio, nel bel mezzo della pandemia, quando in Italia mascherine e disinfettanti erano spariti dagli scaffali delle farmacie e dei supermercati in pochi giorni, inviò 18 tonnellate di materiale sanitario alla Cina, come fosse la cosa più logica da farsi in quel momento così drammatico per il suo Paese. E, poi, siamo seri, perché riguardo agli esercizi patriottici il pezzo di Sinistra capeggiato dalla Schlein ha recentemente invocato dalla Commissione Europea l’attivazione della procedura d’infrazione contro il proprio Paese riguardo all’immigrazione… un po’ come facevano quegli italiani col pelo sullo stomaco che, in nome dell’antifascismo, durante l’ultima guerra, con i segnali luminosi da terra indicavano agli aerei Alleati gli obiettivi da bombardare.

Subito dopo i toni accalorati della sinistra neo patriottica, ad illustrare l’Italia è stata una grand commis de l’état, durante la trattativa per la liberazione di Cecilia Sala, la dottoressa Elisabetta Belloni, direttrice generale del DIS – dipartimento delle informazioni e per la sicurezza presso la presidenza del consiglio, della quale non ci siamo fatti una gran bella idea. Infatti, questa funzionaria, vuoi per divergenze con Giorgia Meloni sulla linea da seguire, vuoi per divergenze col sottosegretario alla sicurezza della Repubblica, Alfredo Mantovano, non ha trovato nulla di meglio da fare che annunciare le sue dimissioni nel pieno delle trattative indebolendo il ruolo dell’Italia nelle trattative medesime.

Per carità, non vogliamo essere accusati di ricorrere a paragoni impossibili, se ricordiamo alla dottoressa Belloni che Camillo Cavour (che era Cavour!!!) non sempre era d’accordo col suo re, Vittorio Emanuele II, eppure insieme, tra una lite e l’altra, avevano fatto l’Unità d’Italia, perché lo spessore professionale dei grandi servitori dello Stato si misura anche con la loro capacità di adattamento in nome di un bene superiore, che è appunto quello dello Stato, e non eventualmente  di uno scranno in Parlamento tra i progressisti o di uno strapuntino a Bruxelles. E comunque, quali che possano essere state le ragioni contingenti delle sue dimissioni in merito alla trattativa per liberare Cecilia, i fatti hanno platealmente dimostrato che la Belloni aveva torto visto che la Giorgia nazionale in quattro giorni è riuscita a riportare Cecilia a casa e ricevendo perfino gli apprezzamenti del presidente della Repubblica solitamente avaro di complimenti.

Tutto quanto sopra è accaduto mentre Elly Schlein aveva appena iniziato la crociata contro la “tecno destra”, secondo lei incarnata dal trilionario Musk, il quale – beato lui – con la società SpaceX è assorbito da faccende piuttosto impegnative come, per dirne una, la conquista dello spazio e la colonizzazione del pianeta Marte. Oddio, bisogna dire che in questo settore, da quando c’è Elly a guidarla, la Sinistra italiana è un po’ avanti a SpaceX perché nello spazio, sulla luna per la precisione, ci sta già da qualche anno.

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