Avanti o popolo di cuochi e pizzaioli, ovvero la riscossa della gente

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Gli unici a non aver capito che sulle piazze si stava innescando una rivolta sono stati gli appartenenti a quella Sinistra che una volta rivendicava il monopolio degli interessi dei ceti deboli, come l’ex segretario del Pd Zingaretti e l’imitatrice Sabina Guzzanti. Il primo, nel corso di un talk show si è riferito ai protestatori come a coloro che fanno lavoretti nei bar e nelle palestre o che, nella migliore delle ipotesi, sono soltanto dei piccoli professionisti. È riuscita a far peggio la Guzzanti, che se l’è presa con le categorie scese in piazza perché, secondo lei, è gente che non ha diritto di protestare in quanto possiederebbe appartamenti, barche e macchine di grossa cilindrata
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Se la rivoluzione francese fu iniziata dai sans culottes (i senza mutande), la rivoluzione di questi giorni in Italia l’hanno fatta i senza un euro. Non i giornalisti, infatti, non i magistrati, non i politici, ma pizzaioli, taxisti, albergatori, ristoratori, artigiani e mercatari hanno imposto una svolta al governo.

Era da oltre un anno che, terrorizzati e annichiliti, stavamo subendo la gestione sovietizzata della pandemia, senza trovare neppure la forza, ormai, di reagire al progressivo e immotivato restringimento dei nostri diritti e delle nostre libertà fondamentali. Ci siamo fatti imporre lo stravolgimento della nostra vita, delle nostre abitudini e perfino dei nostri convincimenti religiosi da governi che, per arginare il sopravanzare del Covid-19, l’unica misura che sono riusciti a mettere in campo è stata quella di un lockdown tanto lungo quanto insensato, a base di stop and go. Insomma, si sono comportati come un bagnino che, dopo avere afferrato per i capelli un bagnante che stava per annegare, lo rimette di nuovo con la testa sott’acqua non appena questo ricomincia a respirare.

E non v’è dubbio che tutti i disposti varati per contrastare la pandemia siano stati improntati a questo criterio da una genia politica che, ancora oggi, fa venire i brividi per come l’ha affrontata e, nondimeno, arrogante e sicura di sé, poiché aveva ben capito che gli italiani erano pronti a barattare la promessa di salute con la libertà. E allora il duo sciagura ConteSperanza ha potuto stravolgere la Costituzione con i famigerati DPCM e con essi caducare i nostri sacrosanti diritti, certi di non doversi confrontare con un popolo atterrito e barricato in casa, senza riuscire a gestire neppure i vaccini la cui acquisizione e somministrazione hanno fatto diventare una roba da seduta psicanalitica.

In verità, l’arrivo di Mario Draghi a Palazzo Chigi non sembrava aver cambiato granché, perché la sensazione è stata sin da subito che anche l’ex governatore della BCE volesse, in qualche maniera, percorrere la stessa strada del suo predecessore per arginare il Covid-19, come dire chiusure, chiusure e ancora chiusure! Poi, come sempre accade quando si tira troppo la corda, veemente e trasversale è esplosa la protesta di pizzaioli, albergatori, ristoratori, artigiani e mercatari ridotti ormai in mutande dal complessivamente lungo lockdown, una protesta che ha visto a contenerla poliziotti formalmente ineccepibili ma con convinzione e saldezza morale sotto i tacchi: dover manganellare dei poveracci ridotti alla fame non fa piacere a nessun poliziotto.

Infatti, dopo la misurata repressione della protesta d’avanti al Parlamento è arrivato, come una campana a morto per il governo, il comunicato del sindacato FSP – Polizia che vogliamo riportare nei suoi tratti essenziali, perché secondo noi è più chiarificante di un trattato di sociologia: « … di fronte al protrarsi di uno stato di cose che schiaccia la cittadinanza sotto al peso di sacrifici insostenibili, è inevitabile che riprenda la sequela di proteste e manifestazioni di ogni genere […] È indispensabile censurare senza se e senza ma ogni tipo di violenza che, lungi dall’affermare le legittime istanze di chi scende in piazza, fa passare in secondo piano, oltre che dalla parte del torto, chiunque abbia qualcosa da dire. Ma con altrettanta onestà intellettuale non possiamo che rilevare come questa esasperazione generalizzata sia comprensibile e ormai incontenibile, e ciò significa che bisogna dare ai cittadini risposte diverse. […] Pensare di gestire questa situazione ormai non più emergenziale, dato che va avanti da oltre un anno, da una prospettiva scollata dalla realtà di chi invece non riesce più a tenere in piedi la propria esistenza costruita magari dopo una vita di lavoro, significa sottovalutare pericoli seri e reali per la sicurezza interna del Paese». Dalla serie: svegliatevi!

Gli unici a non aver capito che sulle piazze italiane si stava innescando una rivolta sono stati gli appartenenti a quella Sinistra che una volta rivendicava il monopolio delle manifestazioni popolari e degli interessi dei ceti deboli, come l’ex segretario del PD Zingaretti e l’imitatrice Sabina Guzzanti. Il primo, nel corso di un talk show si è riferito ai protestatori come a coloro che fanno lavoretti nei bar e nelle palestre o che, nella migliore delle ipotesi, sono soltanto dei piccoli professionisti. È riuscita a far peggio (e ce ne voleva…) la Guzzanti, che se l’è presa con le categorie scese in pazza perché, secondo lei, è gente che non ha diritto di protestare perché possiederebbe appartamenti, barche e macchine di grossa cilindrata.

A parte l’ennesima pipì fuori dal vaso di gente che, ormai, ha dimenticato come è fatto il popolo sovrano e lavoratore, e che preferisce sposare la causa delle multinazionali, Draghi, che è un uomo colto e intelligente, avrà ricordato che nel 1922, mentre Mussolini apparecchiava la marcia su Roma, il re Vittorio Emanuele III chiese al Generale Diaz se poteva contare sull’esercito per neutralizzare il golpe fascista, ricevendone questa risposta:« Maestà, l’esercito è fedele, tuttavia è meglio non metterlo alla prova». Ecco, dopo le veementi proteste di questi giorni, Draghi non ha voluto mettere ulteriormente alla prova la sopportazione del Paese e la tenuta psicologica delle forze dell’ordine solo per andare appresso al tovarisch Speranza che, almeno in pubblico, afferma di stimare.

Sicché, come per incanto, i chiusuristi si sono dati una calmata e il governo ha deciso, parole di Draghi nella conferenza stampa di ieri, di correre un rischio ragionato anticipando al 26 aprile l’introduzione della zona gialla e aprendo, in sicurezza, la maggior parte delle attività invocate dalle categorie scese in piazza a protestare. Soggiungendo che «Queste aperture sono una risposta al disagio di categorie e giovani e portano maggiore serenità nel Paese».

Che cos’altro dire… viva i pizzaioli, i cuochi, i ristoratori e i mercatari!

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