Altro che welfare aziendale…

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Con l’introduzione dei co.co.co. e l’avvio del lavoro interinale, la favoletta che ci raccontarono fu che sarebbe stato bello fare esperienza in posti di lavoro diversi, ma alla luce dei fatti invece fu proprio lì che cominciò il nuovo schiavismo…

– Rosa D’Amico –

Sarà perchè essere nata nel secolo scorso, a metà strada del secolo scorso, mi ha consentito di assistere alle lotte operaie, alle piazze gremite di tute blu, alle bandiere svolazzanti della Fiom (Federazione impiegati e operai metalmeccanici) ed alle contrattazioni collettive. Sarà sempre perchè aver vissuto quello squarcio temporale mi ha consentito di respirare l’aria del – tanto esecrato – sessantotto e un po’ di quello spirito ribelle mi è sempre rimasto dentro. Sarà perchè assistere all’ingiustizia mi ha sempre indotto a colpi di testa ed a prese di posizione che mi hanno poi costretto a pagare conti salati. Sarà per tutti questi motivi che mi guardo intorno e allibisco nel rendermi conto che siamo tornati ai tempi dello schiavismo, ma di una forma di schiavismo del tutto nuova perchè non vi è al giorno d’oggi quella presa di coscienza di classe che consentì, allora, di lottare per affermare diritti sacrosanti. Ne’ sussiste attualmente un’intellighenzia che prenda posizione e che sostenga ideologicamente e moralmente davanti a tutti l’iniquità delle condizioni di una certa working class.

Non esiste più lotta di classe semplicemente perchè non esiste più una classe operaia, o una classe dei colletti bianchi, o una qualsiasi classe di lavoratori perchè il sistema ha fatto sì che si restasse tutti divisi, ognun per sé e Dio per tutti. Ma Dio ogni tanto si dimentica e così si resta ognun per sé e si soccombe.

Non esiste più lotta di classe perchè non esiste più il lavoro, o almeno non esiste più quello al quale ero abituata, regolare, lecito, rispettato.

Oggi, si dice, bisogna essere imprenditori di se stessi. Si comincia con grandi speranze di self employment e si finisce con le false partite Iva.

Oggi, si dice, si attua lo smart working. Si comincia acquistando pc e portable device e si finisce lavorando il sabato, la domenica, la notte, durante le ferie, perfino anche quando si è casa in malattia o in ospedale. Si lavora mentre in cucina le pentole sono sul fuoco e si lavora anche quando, accidenti, la cena brucia e marito e figli ti guardano inferociti perchè rincasando trovano solo fumo e l’idea di un pasto che è andata, anche quella, in fumo.

E pazienza, tieni duro perchè, almeno tu, anche se fai parte di quella nuova categoria di negletti definiti esodati, sai o quantomeno speri che prima o poi potrai accedere a quella nuova chimera chiamata pensione. Anche se ti chiedi che razza di vita ti consentirà detta pensione, o quello che ne è rimasto dopo il flagello che si è abbattuto chiamato Euro.

E poi guardi i tuoi figli/figlie e ti chiedi cosa ne sarà di loro, in un mondo dove il lavoro è considerato un lusso da pagare con una moneta chiamata dignità, salute, integrità. Vedi i tuoi figli/figlie abbassare la testa e rinunciare a chiedere un permesso per fare una visita medica o un esame clinico e trascinare problemi di salute, perchè in azienda la tua assenza viene considerata negligenza. Vedi i tuoi figli restare a lavoro fino a mezzanotte e ripresentarsi il giorno dopo in ufficio alle 8 di mattina senza che venga loro riconosciuto uno straccio di straordinario, perchè in azienda la tua assoluta dedizione è considerata il minimo sindacale.

Vedi i tuoi figli che non possono permettersi di chiedere un giorno di ferie senza essere vessati telefonicamente nel corso di tutte le 24 ore, perchè in azienda la tua reperibilità è considerata un – loro – diritto acquisito.

Le trasferte manco a dirlo i nostri figli le fanno con i loro automezzi e se si dimenticano – o meglio non osano – chiedere il rimborso spese, tanto meglio. Del resto finanziare il proprio datore di lavoro è un giusto contributo, anche se a fine mese avremo certamente condiviso i costi ma sicuramente non i ricavi.

E infine vedi tua figlia stolcherata e molestata sessualmente dal datore di lavoro e ti rendi conto che non potete fare nulla, ne’ tu ne’ lei, perchè come già detto il lavoro è un lusso e una causa per porre fine a queste vessazioni è un sogno che difficilmente porterà a un lieto fine.

E a fine mese tutti abbiamo le bollette e le rate del finanziamento da pagare.

Ma io mi ribello, sono stufa di tacere e decido oggi di denunciare. Denuncio un mondo del lavoro iniquo, irrispettoso, schiavizzante, denuncio lo sfruttamento, la disonestà, il modello americano, il lavoro interinale, l’assenza di garanzie. Denuncio questa nuova forma di schiavismo che si afferma e si erge vittoriosa sopra il nostro silenzio e la nostra connivenza.

Altro che welfare aziendale