Nessuno di noi avrebbe mai immaginato di potere essere confinato in casa per due mesi dal governo, o che per andare a fare la spesa per mangiare ci volesse un’autorizzazione, o che appena avrebbe messo piede fuori casa per prendere una boccata d’aria si sarebbe trovato contro droni, elicotteri, quattro forze di polizia e perfino l’Esercito in armi. E pare che il governo non voglia fermarsi qui; ora è intenzionato a seguirci anche con un’applicazione sul telefonino. Come dire che se non siamo ancora al microchip sotto la pelle poco ci manca
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È la mattina di un giorno feriale qualsiasi del mese di ottobre 2020 (siamo futuristi…) e ci troviamo in un signorile caseggiato del centro di Napoli, esattamente al terzo piano dove abita la famiglia del noto chirurgo plastico dottor Andrea Infamone. Suona il campanello, la consorte del predetto chirurgo apre la porta e si trova d’avanti un infermiere della ASL accompagnato da un Vigile Urbano.
«Ditemi, è successo qualcosa?» esordisce un pochino preoccupata la raffinata signora alla vista dei due visitatori e che sia una donna raffinata lo si capisce subito: è ben vestita, ha i capelli in perfetto ordine e un doppio filo di perle coltivate al collo… non è una dea ma non è neanche brutta, insomma è una di quelle bellezze un po’ snob, un po’ sensuali, un po’ indolenti come ve ne sono tante nella Napoli-bene.
«Beh, veramente cercavamo il titolare di questo recapito telefonico» replicano i due sulla porta mentre indicano un numero di cellulare su di un tabulato.
«Sì, è il numero di cellulare di mio marito che, però, si trova a un convegno a Firenze della durata di tre giorni, tornerà stasera… ma che cosa gli è successo, suvvia signori, non fatemi stare in pensiero!».
«Signo’ vostro marito ha scaricato la App Immuni del governo sul suo telefonino, vero?».
«Sì, credo di sì… sapete mi intendo poco di queste cose» risponde sempre più preoccupata la donna alla quale è venuta a dar man forte dalla cucina un’anziana signora anch’essa molto bene apparecchiata, anche se in modo più vistoso, probabilmente la mamma.
«Che è successo Adalgisa [Che volete, quando una signora è raffinata anche il suo nome lo è…]».
«Non l’ho capito ancora mamma’, questi signori cercano Andrea, chissà che cosa gli sarà successo!».
«Ma no signo’ calmatevi, non è successo niente di grave, solo che la nostra centrale ci ha segnalato che la App Immuni di suo marito è da tre giorni in contatto con un’alta App appartenente a una persona positiva al coronavirus: per questa ragione dobbiamo far subito un tampone a suo marito per vedere se adesso è positivo pure lui».
«Ah, questo è… starà sicuramente con un suo collega, sa al convegno di Firenze ci sono così tanti medici che hanno a che fare ogni giorno con pazienti affetti da coronavirus. Povero marito mio, adesso sarà messo in quarantena immagino».
Dopo aver consultato di nuovo il tabulato che aveva in mano, l’infermiere della ASL nota che qualcosa non torna: «Signo’ ma siete sicura che il dottore vostro marito stia a Firenze, dal nostro tracciato risulta che, invece, si trova da tre giorni a Capri così come l’persona positiva ‘o Covidd».
«A Capri? Ma no, vi sbagliate, fatemi vedere il numero dell’altro telefonino che magari conosco il suo possessore e, così, saprò dirvi a quale dei colleghi di mio marito appartiene».
«Beh, veramente non si potrebbe, sapete la privacy, però se ci date una mano a rintracciarlo… eccolo, leggete, vi ricorda qualcuno?».
«Vagamente – e poi rivolgendosi alla vecchia genitrice – mammà di chi sarà questo numero di telefonino, credo di averlo già visto ma in questo momento non riesco proprio a ricordare di chi sia …».
Alla lettura del numero di telefono l’anziana signora sbianca in volto… «Mammà, che vi succede! Non vi sentite bene?».
«Figlia mia, fatto curaggio … chillo è il numero di telefono di quella zoccola di tua cognata di Secondigliano, Rossella!».
«Mamma’, voi che dite… non è possibile, e poi Rossella che ci doveva andare a fare con Andrea che è …. sempre stato un marito fedele… oppure no? Volete vedere, mammà, che i congressi di questi ultimi tempi erano la scusa per andare a fare le porcate con quella nzivata? [Donna dalla morale sporca]».
Sconcertati dalla situazione che si è venuta a creare, e anche un poco dispiaciuti per aver portato lo scompiglio in casa del dottor Infamone, l’infermiere e il Vigile Urbano, in pochi minuti, hanno modo di assistere a una metamorfosi degna di Ovidio: la signora che prima sembrava così a elegante e raffinata si trasforma, diventa una furia incontenibile e con un’impensabile propensione al turpiloquio.
«Chillu ribbusciato [debosciato], adesso capisco perché quando veniva a letto non gli si alzava più come una volta … si faceva spompare dalla zoccola!». Poi, bofonchiando, lascia quei poveretti sulla porta aperta e fa per seguire la madre dentro casa.
«Signo’, azzarda il Vigile Urbano, mo’ ve ne andate … e per il tampone di vostro marito come lo mettiamo?».
A quel punto la raffinata signora diventata ancora più vajassa perché si volta e urla all’indirizzo dei due allibiti operatori della pubblica salute: «Il tampone di mio marito? Metteteglielo nel cu…». Ma non riesce a completare la frase per l’intervento della madre che le copre la bocca con la mano mentre la esorta a non perdere la classe del suo rango di moglie del celebre chirurgo «Nu figli ‘e zoccola ma resta pur sempre un dottore» – e aggiunge ancora – «Figlia mia ti vuoi inguaiare la reputazione avanti a degli estranei, vuoi buttare nel cesso tutta la classe che ti ho trasmesso per colpa di quella mappina [piccolo straccio sporco] di tua cognata, chella che se n’è caricati cchiu’ i nu bastimento ‘a mare. Su calmati, vuol dire che quando arriva chillu puorc prima gli spaccherai la testa e poi chiederai il divorzio. Sai che alimenti ti dovrà passare!».
«Azz… che finezza!» sussurra a mezza bocca il Vigile all’infermiere, rimasti entrambi sulla porta senza sapere che pesci prendere.
Mentre mamma e figlia ordiscono disordinati propositi di vendetta contro il traditore immerso nei bagordi di Capri e ignaro di essere stato scoperto, i due poveretti sulla porta cercano di sbloccare la situazione con un’uscita piuttosto maldestra: «Signo’, allora noi ce ne andiamo, però prima di spaccargli la capa, dicite al dottore vostro marito di venire all’ASL assieme alla nzivata perché dobbiamo tamponarli tutti e due».
Quel tamponarli tutti e due suona come derisorio alla già attapirata padrona di casa, sicché le sue oscenità a proposito del tampone inseguono i due operatori partenopei della pubblica salute che, in un battibaleno, hanno raggiunto l’ultima rampa di scale. Meglio così, non hanno sentito la “raffinata” signora terminare gli improperi nei loro confronti mettendo … ehm… pesantemente in discussione l’onorabilità delle loro madri, sorelle e mogli.
Tutto ciò mentre fuori il solito sole di Napoli continua a picchiare in testa a molta gente, anche se siamo ad ottobre.
P.S. – La storiella è inventata di sana pianta ma potrebbe diventar vera se accetteremo bovinamente di farci “tracciare” dal governo con la scusa di voler tutelare la nostra salute, anche perché la tracciatura avrebbe un senso soltanto in presenza di sessanta milioni di tamponi, tanti quanti sono gli italiani.