8 marzo: le donne siano la nostra ispirazione, parola di medico

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Secondo il dottor Francesco Gaeta, ogni donna può essere d’aiuto al partner, forse più dei farmaci e dei consigli degli esperti, in questo momento di affioranti défaillances sessuali post-pandemia. Quella stessa donna che, in veste di mamma, accompagna le figlie dal ginecologo fin dal menarca e, magari assieme al partner e con un po’ di timidezza iniziale, deve imparare a portare anche i figli maschi adolescenti dallo specialista visti i tempi

– Enzo Ciaraffa –

Caro dottore, oggi, quando si parla di Francesco Gaeta il pensiero corre fatalmente al libro “Questo virus ha rotto gli zebedei!”, ovvero un modo onesto di affrontare la vicenda della pandemia, un’onestà che non fa sconti a nessuno. Ma tu sei principalmente uno specialista in urologia e andrologo certificato, e in quanto tale non potevi sottrarti all’indagine in merito a un ipotetico (per adesso) problema legato alla sessualità dei maschi colpiti dal Covid-19. Ecco, dottore, ti anticipo che è su questo tema che s’incentrerà la nostra intervista, anche se il perché tu abbia voluto concederla in occasione della festa della donna per me resta un mistero che spero di risolvere nel corso di questo colloquio. E veniamo alla domanda introduttiva: che cosa sta succedendo alla nostra sessualità di maschi post-pandemici?

Hai fatto bene a precisare che il problema accennato fonda su delle ipotesi di lavoro non ancora suffragate da validi studi.

Perché ti è venuta l’idea d’indagare sull’eventuale nesso esistente tra Covid-19 e sessualità maschile.

In verità, probabilmente io sono stato l’ultimo a occuparmene. Il primo allarme, infatti, provenne dal “Tongji Hospital” di Wuhan due anni fa, anche se riguardava alcune osservazioni sulla sterilità maschile in relazione al virus. Però, sai come vanno certe cose in medicina, un’ipotesi ne tira un’altra e spesso capita che, dall’incrocio di alcuni dati, viene fuori un’ipotesi di lavoro diversa da quella di partenza: si chiama ricerca, talvolta scoperta.

Ma, di preciso, di che cosa parliamo.

Vedi, in questi ultimi mesi, ho visitato pazienti di varia età i quali lamentavano un’inopinata insufficienza erettile. Ebbene, dopo gli esami previsti prima di emettere la diagnosi, sono pervenuto alla conclusione che non vi fosse nulla di organico che giustificasse la riferita inefficienza.

Consolante per gli interessati, inspiegabile per i comuni mortali.

Provo a darti la mia spiegazione: penso che lo tsunami causato dalla pandemia abbia avuto, e sta avendo, un impatto sulle performance sessuali di alcuni maschi, se non altro per ragioni psicologiche ma non voglio rubare il mestiere a chi psicologo è. Mi limito a rilevare sommessamente che già durante la prima ondata della pandemia, tra lockdown, mascherine incollate sul viso e l’assenza del contatto fisico, sono stati stravolti i rapporti di coppia ma anche quelli normalmente interpersonali. Il bailamme prodotto in proposito dai cosiddetti esperti è stato insopportabile ed era fatale che ne scaturisse quell’idea balzana che nel mio libro “Questo virus ha rotto gli zebedei!” ho definito sessualità mascherata, il primo di una serie di misure imposte e/o suggerite dai Dpcm, alle quali si sono aggiunte vette d’impensabile creatività e talvolta di stupidità.

Di quali misure parli: per quanto mi riguarda i provvedimenti emanati dal governo per contrastare la pandemia, specialmente agli inizi, mi sono apparsi come i classici “provvedimenti a tentoni” e, qualche volta, addirittura fuori dallo specifico contesto. 

Fermo restando che la scienza si nutre di letteratura, ovvero di quelle esperienze pregresse che a inizio pandemia noi non avevamo, convengo che alcuni provvedimenti governativi siano stati piuttosto discutibili, ma il danno peggiore, e mi ripeto, lo hanno fatto i cosiddetti esperti. Questi, infatti, sebbene giustificati dal fatto che, come dicevo, stavamo affrontando un virus sconosciuto, in talune occasioni hanno perso la testa.

Ricordi qualche episodio o suggerimento balzano in proposito.

Uno dei suggerimenti è stata l’idea che si potesse riprodurre il lockdown anche nella stanza da letto; altri hanno addirittura suggerito la masturbazione ai single al posto del naturale rapporto, altri ancora la proscrizione dei baci e delle carezze, insomma la proibizione di utilizzare il tatto che è il primo dei sensi che si sviluppa in ognuno essere umano.

E come metti tutto questo in relazione con la disfunzione erettile.

Come specialista nel delicato settore, credo che certi suggerimenti non abbiano fatto che accrescere la solitudine interiore dei single (e non soltanto loro) inducendoli a usare i sex toys, o ad essere usati essi stessi come tali, da partner fisicamente distanti. E la solitudine, unita alla paura di contrarre una malattia, a volte gioca dei brutti scherzi alle performance sessuali.

Insomma, se ho capito bene, la disfunzione erettile potrebbe essere un fatto psicologico più che un effetto organico collaterale del Covid.

Alla luce della mia casistica professionale che ovviamente è senza pretese statistiche, ritengo che un altro colpo alla sicurezza dei maschietti sotto le lenzuola l’abbia dato l’iniziativa del gruppo americano degli Urologi uniti per l’educazione alla vaccinazione, i quali hanno pubblicato un video recante un avvertimento per i giovani e che il problema lo impostava così: “Se hai avuto il Covid-19 potresti avere circa sei volte in più la possibilità di sviluppare una disfunzione erettile… fai il vaccino per salvaguardare le tue future erezioni!”.

Perché ti sembra sbagliato.

Perché è un messaggio troppo diretto, non mediato, ma anche brutale e inibente! Non v’è dubbio che nuove conoscenze si stiano sviluppando sugli eventuali effetti del Covid-19 sull’apparato urogenitale, ma la medicina moderna, sempre più legata a linee guida e al consenso di esperti qualificati, dovrebbe stare attenta ai messaggi che lancia e alle loro conseguenze sull’immaginario collettivo. E caricare tali paure sulla psiche dei maschietti già satura di stimoli fuorvianti, oltre a quelle già causate dalla pandemia in sé, sicuramente non fa bene né alla loro salute sessuale in generale, né alle specifiche performance erettive.  

Come se ne viene fuori da questo circolo vizioso secondo te… dopo tanto accoramento non credo che tua stia pensando al sildenafil, o Viagra, come unica soluzione all’insufficienza erettile.

Intanto precisiamo, per correttezza, che il sildenafil è il principio attivo del più conosciuto Viagra, ma è presente in tanti altri prodotti farmaceutici utilizzati per le disfunzioni erettili su base vasculogenica e che, cosa molto importante, il suo impiego deve essere autorizzato dal medico dopo un’attenta anamnesi e non seguendo le indicazioni di dottor Google, perché dietro una disfunzione erettile possono nascondersi patologie vascolari molto serie e…

Scusami se t’interrompo dottore, ma prima di addentrarci in un labirinto di suggerimenti, terapie, effetti collaterali e altro, mi vuoi dire alfine perché ti sei scelto la data dell’8 marzo per questo nostro colloquio.

Ho scelto questa simbolica data perché credo che ogni donna possa essere d’aiuto al partner, forse più dei farmaci e dei consigli degli esperti, in questo momento di affiorante défaillance post-pandemia. Quella stessa donna che, in veste di mamma, accompagna le figlie dal ginecologo fin dal menarca e, magari assieme al partner e con un po’ di timidezza iniziale, deve imparare a portare i figli adolescenti dall’andrologo.

E allora qual è l’augurio che fai alle donne… quello tuo sembra più l’assegnazione di un compito che un augurio.

Verrebbe da risponderti, come medico, che soltanto un essere perfetto come la donna, la sua capacità multitasking può fare certe cose. Come uomo, invece, ti dico che, anche grazie al modo con cui sono stato educato, oltre alla formazione professionale e intellettuale conservo una visione romantica della donna alla quale, in occasione della sua festa vorrei fare sì un augurio, ma da specialista in uro andrologia: siate voi il sildenafil del vostro partner!

Dottoreeee!

Non sobbalzare dal divano, la mia non è un’esortazione maschilista, ma esattamente il contrario perché l’esortazione-augurio è diretta alla capacità delle donne – per me il vero sesso forte – di poter dare una mano allo specialista per rinforzare l’identità di coppia che, a sua volta, può contribuire a rinforzare l’identità sessuale del maschio, ferita dalla pandemia. E quindi insieme ai classici auguri, quelli scontati che mi salgono dal profondo in ogni minuto della mia giornata di uomo, di marito, di padre e soprattutto di medico, ho voluto lanciare l’esortazione alle donne di essere esse la medicina miracolosa che risvegli il maschio italiano da certi torpori e ansie dovuti al mondo sessuale virtuale, accresciuti poi grazie alle limitazioni del “sesso reale” imposte della pandemia.

Insomma, in occasione della loro festa, hai voluto fare di ogni donna una collega dell’andrologo.

Di più: ho voluto attribuire a ogni donna quel ruolo centrale e risolutore che le spetta nella nostra vita e nella vita del mondo, specialmente di questi tempi.

Già… grazie dottore per la chiacchierata, ci uniamo a te per fare tanti auguri a tutte le donne del mondo da parte del nostro blog.

(Copertina di Laura Zaroli)

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